Cochabamba

entrevista en italiano a mons. Tito Solari: Cochamba apuesta por sus jóvenes

En el contexto del jubileo episcopal que Mons. Solari vivirá este próximo 19 de marzo la revista Salesiana de marzo ha publicado una entrevista realizada al arzobispo de Cochabamba.
Presentamos esta entrevista en idioma italiano para los que estén interesados.

 


 

A TU PER TU

CHIARA BERTATO E MATTEO RUPIL

Cochabamba scommette sui giovani

Monsignor Tito Solari racconta la sua Bolivia

In questo momento la prima sfida per la Chiesa è quella di essere elemento di unione nel Paese, diviso al suo interno da due modi differenti di concepire la politica.

Come don Bosco ha toccato il suo cuore?

Io credo che il Signore mi abbia fatto salesiano mediante lo spirito di famiglia che si viveva nel collegio di Tolmezzo, dove ho vissuto per cinque anni. Quell’ambiente mi ha affascinato, mi ha preso tanto che mi sono chiesto: “Ma perché non potrei continuare a vivere qui?”. Ha molto più senso spendere la vita per educare i giovani piuttosto che fare orologi come mio padre.

Come è nato in lei il sogno di andare in missione?

Non ho mai avuto il desiderio di andare in missione. Mi sono solo chiesto: se la vocazione salesiana implicasse la disponibilità ad andare in qualsiasi luogo, a mettersi a disposizione in modo totale? Quando c’è stato bisogno di un salesiano per la Bolivia, io ho accettato.

Quali sono le sfide politiche e sociali che in Bolivia vedono la Chiesa in prima linea?

In questo momento la prima sfida per la Chiesa è quella di essere elemento di unione nel paese, diviso al suo interno da due modi differenti di concepire la politica. Altro compito è quello di approfondire e rinnovare l’Evangelizzazione.

La Chiesa cerca di porsi anche come elemento critico di fronte a certe scelte politiche che  ha assunto il governo, come le alleanze con Castro e Chavez e la teoria della “decolonizzazione”, che prevede di liberarsi da tutto ciò che è stato introdotto durante il periodo coloniale. In questo processo si combatte quindi anche contro la Chiesa e la religione. Noi, davanti a queste scelte, ci poniamo in modo critico e sopportiamo anche la persecuzione, perché l’essere perseguitati significa avvicinarsi sempre più a Gesù. Non ci scoraggiamo.

Il governo ha adottato anche alcuni provvedimenti positivi, rinnovando la Costituzione, in modo da garantire maggiori opportunità di partecipazione. Inoltre si sono nazionalizzate le miniere e il gas naturale, non nel senso di togliere la proprietà a chi la deteneva, ma facendo in modo che le imprese che sfruttano tali risorse incamerino solo il 18% degli utili a differenza dell’82% che ottenevano in precedenza.

Prima la Bolivia era onerata da un pesante deficit, ora ha un surplus di milioni di dollari, che permetterebbe di intraprendere grandi iniziative a carattere sociale, come l’assicurazione sanitaria ai bambini ed alle mamme e di fornire una pensione.

Ha mai paura per la sua vita?

Alcune volte mi sono trovato di fronte a situazioni di violenza. Ma non ho mai avuto paura, veramente paura no, mai. Dicono che non ho paura perché non sono cosciente del rischio che corro, ma io ho fiducia nel Signore, mi affido a Lui. Lui disporrà per il meglio, fosse anche conveniente che io venissi pestato.

Il rischio che corro deriva da una situazione di insicurezza generale del paese. La Bolivia è uno stato a rischio, non c’è più garanzia di sicurezza da parte della polizia e della magistratura.

Si fa ampia diffusione del concetto di emergenza educativa. Che cosa vede lei nei ragazzi d’oggi?

Io voglio tanto bene ai giovani: sono la ragione della mia vita, mi attirano dal profondo. Sento che sono disponibili ad accogliere persone che hanno scoperto il senso della vita, si lasciano portare da queste, le seguono docilmente. Nei giovani scopro la tenerezza, la meraviglia, il desiderio di vivere in pienezza, il fascino di ricercare e scoprire l’Amore di Dio, l’innocenza, la miseria che ha bisogno di misericordia. Vi sono davvero tante cose che mi commuovono nei giovani.

Qual è la “sete” che percepisce in un giovane boliviano ed in un giovane italiano?

La sete più grande dei giovani in Bolivia è realizzarsi, poter studiare, avere una professione. I giovani qui fanno enormi sacrifici per studiare. I ragazzi nati in un contesto di abbondanza credo, invece, si domandino che senso abbia la vita e vogliano scoprirlo senza lasciarsi ingannare da immagini fasulle.

Può esprimere un desiderio…

Vorrei chiedere al Signore la Grazia che molti giovani scoprano il tesoro di una vocazione, il senso di una vita resa dono, la bellezza di seguire Gesù per incontrarsi in un mare di comunione, in un mondo colmo delle meraviglie di Dio, per vivere felici. Auguro a tutti di scoprire quanto don Bosco ci vuole felici!

Tito Solari

Tito Solari, nato nel 1939 in provincia di Udine, è stato ordinato sacerdote salesiano nel 1966. Dal 1974 vive in Bolivia, dove è stato parroco e ispettore dei salesiani. Ordinato vescovo nel 1987, dal 1999 è arcivescovo di Cochabamba.